Lavoravano in nero e nel degrado. La fabbrica degli orrori, a Bellizzi, sequestrata dai carabinieri di Battipaglia. «2,50 euro l’ora» era la paga degli operai senza permesso di soggiorno per lavorare il pallet. Adesso i titolari sono nei guai.
I nuovi “schiavi” della Piana del Sele non lavorano nei campi. Ma nelle fabbriche di bancali in legno. Precisamente a Bellizzi, sulla provinciale 164, nel punto che unisce la cittadina con Battipaglia e Montecorvino. È lì che venerdì scorso, i carabinieri della compagnia di Battipaglia, coordinati dal capitano Vitantonio Sisto, hanno eseguito un blitz trovando dinanzi a loro scene da orrore.
Veri e propri tuguri dove gli operai stranieri, senza regolare permesso di soggiorno e assunti a nero, dormivano in condizioni degradate e senza nessun requisito igienico sanitario. I militari, coadiuvati dai carabinieri forestali e dall’ispettorato del lavoro di Salerno, hanno scoperto quindici operai, intenti a lavorare, c’era soltanto un italiano. Gli altri venivano da ogni angolo del mondo: Moldavia, Mali, India, Marocco. E solamente due assunzioni regolari, i restanti lavoravano per due euro e cinquanta all’ora. Dormivano lì dentro ammassati. E il bagno? Uno per tutti, “alla turca” come si suole dire.
Gli operai erano costretti pure a lavorare con macchinari privi di qualsivoglia sistema di sicurezza. Per questi motivi, adesso i titolari rischiano grosso: C.R., 66enne, e C.L., 37enne, padre e figlio entrambi originari del napoletano ma battipagliesi d’adozione, sono stati denunciati. Le accuse? Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, oltre che violazione delle norme in materia ambientale e in tema d’immigrazione. I nuovi schiavi del “Pallet”, ai piedi della Piana del Sele, valgono appena il prezzo d’un panino. Il caso sarà affidati ai pm Luca Masini e Mariacarmela Polito. E le forze dell’ordine assicurano che, nelle prossime settimane, ci sarà un’ampia attività di controllo finalizzata ad arginare il fenomeno dello sfruttamento del lavoro.