La notizia è semplice, amici, inutile fare tanta poesia: l’anno prossimo il Rugby Battipaglia non parteciperà al campionato di C1 pur avendo appena vinto la C2. Fughiamo ogni dubbio sul risultato sportivo: i ragazzi di mister Vecchio il torneo di C2 lo hanno vinto e non solo sul campo: lo hanno vinto anche a livello formale. Non c’è alcuna penalizzazione in classifica, nessuna revoca della posizione ottenuta. La festa è però amara, amarissima. Si legge nel comunicato del Giudice Sportivo:”[il Battipaglia] non acquisisce il diritto al passaggio al Campionato di Serie C1 poiché non ottempera a nessuna delle obbligatorietà richieste – vedi Circolare Informativa 2018/2019 pag. 130”. Laconico.
Andiamo a vedere, dunque, questa circolare informativa. Essa impone l’obbligo per le società partecipanti alla Serie C Girone 2 di iscrivere almeno una squadra giovanile tra Under 14, Under 16 e Under 18. Almeno una, non tutte e tre. Tuttavia, si legge, le società iscritte per la prima volta al campionato non hanno tale obbligo se si tratta di limitare gli obiettivi alla mera partecipazione al torneo. Ecco, il nodo della questione è proprio questa frase: ”ai soli fini della partecipazione”. Per passare in C1, in poche parole, gli obblighi citati sono inderogabili, anche in caso di prima iscrizione. Tutto qua. Dunque, la non esistenza di una squadra Under14 od Under16 oppure Under18 di Battipaglia, ha consentito alla compagine del Presidente Leo di prendere parte al campionato (e di vincerlo), ma non consente l’iscrizione alla C1 per la stagione 2019/20, ovvero il primo posto viene confermato ma non viene ratificata la promozione. Al posto della nostra squadra, a salire è la ASD Hammers Rugby Campobasso, formazione che si era classificata al secondo posto, staccata di 4 punti. Tra l’altro anche la terza classificata, lo Spartacus Rugby Social Club di San Nicola la Strada (Caserta), non potrà prendere parte allo spareggio con la penultima classificata della Poule “Passaggio” della Serie C Girone 1 Campania, non avendo ottemperato alle medesime obbligatorietà.
Nello scrivere è risultato naturale usare la perifrasi “nostra squadra”, quando in realtà molti non hanno mai seguito una gara di rugby. Suvvia, amici, non raccontiamoci frottole: l’unico motivo che aveva portato i battipagliesi a prestare orecchio a questo sport era stata la promozione. Direi sia il caso di non gettare al vento questa aura di notorietà e non mollare la presa su una importante realtà cittadina. Stiamo parlando di un gruppo di 30 ragazzi, atleti di Battipaglia ma anche delle cittadine limitrofe, i quali tra mille sacrifici si sono sbattuti tra gli allenamenti in Eboli e le gare nella decadente cornice del Sant’Anna di Battipaglia. Mai come nel caso del rugby il termine “sacrifici” non ha nulla di enfatico: sfido chiunque di voi a gettarsi sul cemento (vorrei scrivere terra o fango, ma al Sant’Anna ci ho giocato e ha la stessa consistenza del cemento armato) oppure a correre in mezzo a 15 avversari che vogliono placcarti lungo 80 metri di campo.
Il rugby non è tra gli sport più praticati in Italia, nonostante la Gazzetta dello Sport la annoveri tra le federazioni più ricche (sia ben chiaro: estremamente meno di quelle inglesi e francesi) grazie ai proventi del “Sei Nazioni”, torneo dal quale la FIR (federazione rugby) ottiene la maggior parte delle risorse. Dal CONI il rugby italiano riceve solamente 3 milioni e mezzo di euro, pari al 2.40% del totale, meno di canottaggio e ginnastica, molto meno di pallavolo, basket, scherma, arti marziali e tiro al volo, la metà del nuoto e un decimo (ripeto: un decimo) di quanto riceva il calcio. Il rugby è il sedicesimo sport più praticato in Italia, con poco più di 80.000 tesserati (meno del 2%), quanto al Badminton (il “volano” per intenderci) e 20.000 in meno delle bocce. In Campania vi sono meno di 5000 tesserati, con le statistiche che indicano una costante diminuzione degli iscritti totali, ma una (pur leggera) crescita del settore giovanile. Proprio il settore giovanile era stato al centro del progetto del Presidente Antonio Leo, il quale aveva poi dato vita ad una “prima squadra” che mancava a Battipaglia da quasi dieci anni. Leo era stato uno dei pionieri del rugby battipagliese, com’egli stesso racconta nel libro di Giulio Ferrara ‘’Rugby Torre: 45 anni di rugby in trincea’’ in un capitolo dedicato alla storia del rugby nella nostra città.
Erano i tempi di Don Giuseppe Guglielmoni e della Polisportiva Spes e dell’allenatore Fernando Spirito, ex Rugby Salerno. Dopo qualche anno arrivò il mitico Ugo Silvestri, il quale aveva vinto due titoli di Campione d’Italia con il Partenope Rugby Napoli, scrivendo pagine leggendarie dello sport nazionale, ed il Battipaglia si iscrisse alla Serie D. Di quella avventura straordinaria fecero parte (sperando di non dimenticare nessuno): Alfonso Landi, Luigi Mellone, Fernando Zara, Vittorio Pasquarelli, Nunzio Spera, Nereo Brunetti, Vincenzo Campagna, Elio Andria, Vincenzo D’amico, Angelo Di Gregorio, Gerardo Noschese, Gaetano Di Dio, Antonio Leo, Aldo Bini, Angelo Cardarelli, Pino Ferraioli, Tullio Maiolini, Giuseppe Nino Vuotto, Massimo Panico, Giovanni Giordano, Egidio Montella, Elio Cannalonga, Gaetano Marino, Elio Rizzo, Salvatore De Gregorio, Aldo De Gregorio, Carlo Caggiano, Antonio Liguori, Tonio Margiotta, Piero Margiotta, Vincenzo Consiglio, Antonio Doddato, Gerardo Molino, Rino Busillo, Felice D’Alessio. La storia è poi continuata grazie alla Jcoplastic, al sindaco Zara ed appunto a Leo, nonostante, come dice egli stesso, la “mentalità pallonara” italiana, ma soprattutto, come al solito, l’assenza di strutture adeguate (il Battipaglia tutt’oggi si allena ad Eboli, in un connubio tra le due città che a dire il vero non ci dispiace affatto) e la mancanza di promozione sportiva a livello scolastico. E non dimentichiamo il campione Fabio Staibano, ex nazionale maggiore, cresciuto proprio nella società di Leo.
Nonostante la mancata promozione, non bisogna in alcun modo a sminuire l’impresa dei ragazzi. Ecco i protagonisti della cavalcata vincente: Giampaola, Moccaldi, Della Rocca, Fratinardo, Citro, Esposito, Abagnale, Serrano, Pellegrino, Vecchio, Ruggia, Maglio, Morelli, Accetta, Bini, Petolicchio, Verrone, Cicalese, Panico, Berramou, Concilio, Cerrato, Bisogni, Gargaro, Greco, Langone, Migliaccio, Morretta, Pastorino, Ricca, Ricci, Leo A. e Leo S. allenati da coach Antonio Vecchio. La vittoria del campionato resta e deve servire non solo a celebrare la bravura di questi ragazzi, ma anche a far aumentare l’affetto e la considerazione verso di loro, non solo dopo le vittorie ma soprattutto durante il cammino.