Naturalmente, il Ministro dell’Ambiente ha ben chiarito, nel suo discorso sabato a Battipaglia (e nelle interviste televisive locali) il motivo della presenza in una Parrocchia, S. Gregorio VII, per affrontare il tema del progressivo guaio ambientale cittadino, impiantistico e ‘miasmatico’. In sintesi, da esponente d’un Governo dimissionario ha inteso dare al suo intervento un profilo meno istituzionale, un ‘semitono’ sotto (si direbbe in gergo pianistico): siamo d’accordo.
E condividiamo i ripetuti ringraziamenti uditi all’indirizzo del parroco, Don Michele Olivieri. Sottolineiamo da tempo come questa Comunità religiosa rionale, quasi ‘spes unica in gurgite vasto‘, stia svolgendo funzione sociale vicariante: un’accorsatissima Sagra, la Rassegna teatrale (in una cittadina ricca di ‘Compagnìe’), le ospitate (questa di ieri non era la prima) per dibattere su ciò che rende Battipaglia galatticamente nota: il dissesto ecosistemico. Ma dall’evento politico suddetto (il Ministro che si rende disponibile, ma, giustamente, se rimarrà in carica! La sua pertinente sottolineatura delle reali competenze/responsabilità che richiederebbero un ‘Tavolo’ di Amministratori: Sindaci, Provincia, Regione: è ‘na parola!) ci è sedimentata l’impressione – stante pure la ‘fideistica location’ – che, forse, non ci resta che pregare.
Ovvio, ognuno nel proprio intimo, secondo ‘Credi’ differenti; o in mancanza d’essi. Eppure, se non abbiamo frainteso, il “core” concettuale espresso dall’Alto rappresentante governativo coincide particolarmente con ciò che pensiamo da un quarto di secolo circa: grosso modo da quando il Comune in cui risiediamo si è caricato di tutta la Munnezza possibile ed è diventato una delle tappe immancabili nel Grand Tour cosmico della Puzza.
Ha detto, in soldoni, Sua Eccellenza che già oggi è possibile appellarsi ad un limite di pressione ambientale; cioè, oltre un certo livello di ‘Fieto’ (per difendere un vernacolo che Egli Stesso ha dimostrato d’apprezzare) l’Autorità Locale deve in qualche direzione attivarsi: e ha fornito qualche esempio. Noi, seguendo la scia d’un ragionamento sì tecnico e consequenziale, riteniamo più semplicemente che per quest’Amministrazione siano scaduti i tempi: perché in aree come queste, ci permettiamo di sostenere, la durata d’una Sindacatura (e del lavoro d’una Giunta) non è collegabile alla legislazione sugli Enti Locali; ma alla capacità o meno di arginare il fetore e ciò che lo scatena.
Insomma, pur in assenza d’una Lex ad Municipium, ‘de facto’, per governare Battipaglia, esiste un Mandato Olfattivo. Dopo un tempo ragionevole, la puzza peggiora, gli eventi aggravanti si sommano: si va a casa! Anche perché un’ulteriore permanenza di chi ci amministra (in maniera incolore; per carità, più o meno come nelle tornate precedenti del citato scorcio cronologico: ah, i vituperati monocolore d’una volta!) espone la nostra stremata popolazione al rischio della Ta.Di, la Tassa sulla Diossina. Che, come s’è saputo dalle comuni cronache tele-giornalistiche nostrane, abbiamo respirato nei giorni successivi all’ultimo episodio ‘piromunnezzistico‘, patito ai primi d’agosto.
Dato che noi paghiamo tasse stellari sui… rifiuti che ci sommergono, sembra doveroso un obolo di sostanza sull’opportunità fornitaci – e in piena estate – di sentirci almeno per qualche dì, una piccola Seveso (del tempo che fu). Poi va a finire che ‘sta tassa la pagano in pochi e l’anno prossimo, per rientrare, ce la raddoppiano. Quindi, il Governo cittadino ha concluso il tempo concesso. Chi può spiegare tutto ciò a LorSignori meglio che dal nostro umile ruolo di cives ingloriosi? Confidiamo molto nella figura più mediatica partorita (poco tempo fa) in Giunta: il Delegato alla Gentilezza.
Se non scantoniamo, trattasi d’un già Assessore a problematiche molto ‘materiali’; caricato d’ulteriore immateriale compito. Pur non conoscendolo, lo riteniamo persona degnissima; e istituzionalmente adatta a questa incombenza. Nel delizioso lungometraggio di Mario Mattoli ‘Sua Eccellenza si fermò a mangiare‘ (1961), il magico Totò s’inventa una telefonata al Duce, pur di combinare una tresca. Lei, Delegato, chiami chi di dovere: ricordando (a proposito) che dopo un ’25 Luglio’ (qui capitato il 3 agosto), volenti o nolenti, arriva un 8 settembre; e si cambia registro.
Le risponderanno che quel giorno “c’è la Bomba!“. D’accordo, attendiamo il, rischiosissimo e mai troppo lodato, lavoro per liberarci d’un’arma di distruzione. Impedendo che però faccia da oggetto di distrazione. Non appena regolerete le delicate operazioni, La preghiamo (di nuovo!), Delegato: disinneschi Loro, faccia evacuare il Palazzo! Costringa, non le manca la cortesia, Loro ad uscire: ordinatamente, secondo un piano, consulti magari la Protezione Civile, ma che lo sgombero avvenga correttamente. E se qualcuno recalcitra, s’incazzi! Sia gentile.