A Battipaglia, in p.zza Aldo Moro, è presente l’ingresso al rifugio antiaereo costruito alla fine degli anni 30’ così come imponeva il Regio Decreto Legge 24 settembre 1936-XV n.2121 che dettava l’obbligo di apprestare un rifugio antiaereo in ogni fabbricato di nuova costruzione.
Difatti è di quegli anni la costruzione del nuovo Municipio proprio in p.zza Aldo Moro, pertanto il rifugio fu costruito pochi anni prima della della seconda guerra mondiale che per l’Italia ebbe inizio, il 10 giugno 1940.
Fu la paura dei bombardamenti che determinò come conseguenza la costruzione di numerosi rifugi antiaerei, spesso in abitazioni private, in tutta Italia. Quando il sinistro suono delle sirene preannunciava l’allarme aereo, la popolazione si riversava in massa in questi rifugi per cercare protezione dalle bombe.
Il rifugio di Battipaglia ha un andamento lineare con tre ingressi, uno da p.zza Aldo Moro, uno nell’attuale p.zza Conforti dove una volta erano localizzati i bagni pubblici e adesso il fontanone quadrato, infine un’altra uscita era ubicata probabilmente in corrispondenza della stazione ferroviaria. È costruito con pareti e volta a botte in (cemento armato o mattoni). E’ composto da una galleria che ha una lunghezza presumibilmente di 500,00 m ca..
Non sappiamo se dal corridoio si dipartono celle di ricovero che eventualmente dovrebbero avere una dimensione di 20 mq, secondo le prescrizioni del decreto regio. La galleria è larga 2 m ca. ed è alta 3,00 m ca., ed è posta ad una profondità di 3 m ca. e poteva ospitare circa 1400 persone.
Il rifugio venne progettato per occupare una superficie di 1000,00 mq e aveva dunque tre entrate. Non si sa se e come era illuminato, bisognerebbe approfondire attraverso sopralluoghi. La struttura ipogea presentava entrate con rampe di scale che permettevano di raggiungere il vero corpo del rifugio. All’interno della galleria erano realizzate lungo la muratura perimetrale delle sedute laterali. Non si sa se erano presenti servizi igienici.
Il rifugio antiaereo nonostante le manomissioni che ha subito negli anni, rappresenta un’interessante testimonianza storica legata alle vicende dolorose della seconda Guerra Mondiale, di cui Battipaglia è stata tragicamente protagonista, con numerosi e devastanti bombardamenti aerei che la ridussero a un cumulo di macerie.
Infatti Battipaglia si piegò sotto colpi durissimi, pagando con crolli, morti, feriti e sfollati. Essendo un importante nodo ferroviario e viario oltre che industriale, l’abitato fu preso di mira dall’aviazione alleata. Le prime bombe squassarono la tranquillità della cittadina il 21 giugno del 1943, venti minuti dopo le 13.
I B 25, invano mitragliati dalle deboli postazioni piazzate in località Sant’Anna, cercarono di colpire la stazione, ma mancarono il bersaglio, esplodendo un po’ qua e un po’ là in periferia. I morti furono una trentina, molti di più i feriti e lo stabilimento Baratta rimase gravemente danneggiato.
La stazione fu centrata dai micidiali Mitchell il 25 luglio e il 6 agosto. Alle fine delle ostilità il bilancio fu pesantissimo anche perché la cittadina, dopo lo sbarco del 9 settembre, si trovò più volte al centro di violentissimi combattimenti tra tedeschi e inglesi.
Gli immobili rasi al suolo furono 55 mentre quelli danneggiati 1340. La conta delle vittime non fu mai possibile, perché molti battipagliesi persero la vita nei paesi dove erano sfollati. Gli alleati sbarcarono sul litorale tra Paestum e Maiori, la notte del 9 settembre, trasportati da una imponente flotta composta da 627 navi di ogni dimensione e tipo.
I primi anfibi inglesi del X Corpo di Armata toccarono le spiagge del litorale a nord del Sele alle 3.30, ingaggiando subito furiosi combattimenti in località Spineta con i tedeschi, e nei campi della Fasanara, furono decimati dai lanciafiamme dei carri armati germanici.
Al tramonto gli inglesi entrarono in Battipaglia. I pochi battipagliesi rimasti acquattati nei rifugi o nelle case udirono i secchi spari dei combattimenti nelle strade e le strazianti urla di dolore, fino a notte inoltrata, quando l’occupazione fu completata. I tedeschi accerchiarono l’abitato, incominciando i loro devastanti tiri con mortai, cannoni e mitragliatrici. Gli inglesi vacillarono e si convinsero che potevano salvarsi solo arretrando e lasciando la cittadina martoriata al nemico.
L’aiuto decisivo venne dal mare. Da Malta arrivarono altre due corazzate e 6 cacciatorpediniere, e da Tripoli 6 incrociatori con un contingente di altri 1500 uomini. Fu il fitto e incessante bombardamento dalle navi a fiaccare la resistenza dei tedeschi. Due giorni dopo i tedeschi cominciarono a ritirarsi a Eboli, da Altavilla, da Persano e dagli stabilimenti SAIM. E nel pomeriggio la Brigata Guardie, dopo aver occupato il conservificio Baratta, entrò definitivamente in Battipaglia.
La guerra a questo punto, si allontanò dalla Piana del Sele. L’Operazione Avalanche, infatti si concluse il 1 ottobre giorno in cui i King’s Dragoon Guard entrarono in una Napoli che aveva scritto pagine di alto eroismo popolare con le Quattro Giornate. Quindi questo rifugio testimonia una importante pagina storica che ha visto Battipaglia al centro di avvenimenti di rilevanza mondiale.
Per questo il rifugio antiaereo dovrebbe essere recuperato, messo in sicurezza, dotandolo inoltre di impianto di illuminazione e di areazione, per farlo diventare un percorso didattico sulla seconda guerra mondiale, nell’ambito del progetto già avviato con il MuBat e Celebrazioni Avalanche, dove i visitatori farebbero memoria di quei drammatici momenti.
La visita potrebbe essere arricchita dall’esposizione di diverse foto e giornali dell’epoca e da numerosi oggetti provenienti dall’aeroporto militare. All’interno si potrebbero leggere sulle pareti le norme di comportamento che la popolazione adottava durante i bombardamenti.
Si chiede pertanto all’attuale Amministrazione di prendere in considerazione il progetto in oggetto, le cui fonti di finanziamento potrebbero derivare dalla vittoria, a bandi regionali o del Miur legati al progetto Celebrazioni Avalanche.
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