Dubito che ci sia al mondo una sorpresa più sconvolgente della prima volta che assaggi un gelato. E io la prima volta lo assaggiai da piccino alla gelateria Edelweiss. Mia nonna, che abitava in via Mazzini, riportandomi a casa da mia madre ogni tanto si fermava lì per regalarmene uno. Ricordo i miei occhi incantati che osservavano i gusti a Crema ma mia nonna, bontà sua, riconosceva come gelato solo quello al gusto di limone.
Lo divoravo ugualmente quel gelato che non è un semplice dolce ma il modo più semplice per descrivere cosa sia la felicità. Quel tempo è perduto o forse no. Fossati canta che “C’è un tempo perfetto per fare silenzio, guardare il passaggio del sole d’estate e saper raccontare ai nostri bambini quando è l’ora muta delle fate“. In questo tempo distante, nell’ora muta delle fate, il ricordo può arrivare inaspettato, portandosi dietro la nostalgia di un mondo. Basta un gelato al limone che diventa la ‘madeleine’ immersa nel tè di tiglio di Proust e il ricordo, cristallizzato da qualche parte, apparentemente inaccessibile, si svela nella sua potenza.
La gelateria Edelweiss non è più in via Mazzini ma in una traversa di Piazza Aldo Moro, e credo sia gestita ancora dallo stesso proprietario che ora – con un po’ più di anni sulle spalle – continua a produrre gelati e nel suo piccolo a diffondere sprazzi di felicità. Ora ci sono tantissime nuove gelaterie che hanno rimodulato il tipo di produzione migliorando l’offerta ma quel gelato al limone crea una via d’ingresso nella memoria e il passato ritorna, emerge.
Soggettivo, intimo, è un ricordo che arriva senza controllo, senza freno, da riassaporare con la stessa ingenuità di quando si era bambini. Si emoziona la coscienza e si tralascia l’intelletto che servirà solo dopo, per comprendere con consapevolezza la portata di quell’attimo speciale. Il passato diventa presente grazie a una sensazione. Il gusto della madeleine di Proust libera il ricordo dal suo nascondiglio, spezza la dicotomia tra passato e presente e il tempo a quel punto diventa uno e uno soltanto.
Questo può fare una semplice gelateria a Battipaglia. Farti fare un viaggio nel tempo. Un viaggio sullo sterrato tortuoso tra le pieghe della coscienza, fino a incontrarsi, ad intrecciare la tua storia, a mischiarla, a raccontare una quotidianità in bilico tra insuccessi soddisfazioni. L’età non ci dona mai la saggezza: ci dona il cinismo, con un gelato ci si riprende un po’ di quell’innocenza che tanto serve anche da adulti.