Metti una sera al Monkey… raccontando la tua vita a Luca

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Ci sono alcuni locali notturni che hanno la stessa scenografia, lo stesso bancone in legno, le stesse luci, la stessa atmosfera, e hanno tutti un comune denominatore: la tipologia di avventore. In questi luoghi, soprattutto a tarda notte si possono incontrare gli sbandati, i malinconici, i disillusi, i disincantati, i sognatori, tristi ritratti di malinconiche figure esistenziali che diventano però l’emblema di una diffusa condizione umana.

Queste esistenze raccontano un pizzico di desolazione, ma anche la poesia che sta dentro queste storie di vita un po’ borderline e ricche di umanità. A tarda notte può capitare di intrattenerti con qualcuno ma giusto per comunicare le tue pene, senza che abbia poi importanza essere ascoltata la tua storia, nessuno è in cerca di compassione la notte.
Questi luoghi come in un quadro di Hopper contengono qualcosa che rimane in sospeso, una specie di disagio raffigurato perfettamente nel quadro chiamato “Nightwatch” ambientato in un dinner americano dove non c’è nessuna relazione che si instaura tra gli avventori, dove non si parla, non si interagisce, si sta in solitudine anche se in compagnia e questa sensazione di alienazione pur non essendo tetra fa sì che nessuna di queste persone venga in contatto con l’altra, ognuna preferisce inserirsi in un universo a parte, presa solo dal pensiero di se stessi e dei propri piccoli e grandi malinconie.

E in luoghi come questi ti puoi imbattere in un uomo come Luca Marrandino del Monkey che sta lì paziente ad ascoltare chi ha desiderio in forza di qualche drink bevuto, di raccontarsi, di comunicare i propri guai e per ognuno di esso cerca di avere una parola buona, condita dall’ironia, una parola che allievi quel momento di malinconia che si condivide per esorcizzarla. Perché forse a questo servono questi locali notturni, a fare in modo che il tuo microcosmo fatto di rinunce e insignificanti sconfitte, quel piccolo nucleo nero di malinconia che ti sorprende a tarda ora mentre rientri a casa, quella specie di nocciolo nascosto fatto di cose che non tornano, ecco, quella meravigliosa nostalgia che ti sventra il cuore alla fine di un giorno qualunque possa in parte essere superato.

La fine di un giorno qualunque in cui si può realizzare che il cuore si stringe proprio mentre fa spazio a un nuovo dolore. In uno di questi questi luoghi universali, come le chiese, sacri luoghi di ritrovo dell’umanità, c’è quest’uomo intelligente e sensibile, molto più sensibile di quanto lasci trasparire, che ha capito che occorre essere prima compassionevoli ed indulgenti nei confronti di se stessi per poterlo essere con gli altri. In questi luoghi chi ha il dono della sensibilità può capire che nella successione delle esistenze si annida una malinconia di fondo, che nasce dalla sensazione che ciò che appare come “tempo presente” è già diventato memoria. È l’effetto malinconico del ‘tempo che scorre’. Anche se non scorre da nessuna parte. Se non nel bicchiere.