Torneremo ad abbracciarci

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In questi lunghissimi giorni di quarantena, in cui siamo isolati anche se connessi, in cui siamo solidali senza poterci stringere, in cui il tempo si dilata all’inverosimile, forse stiamo iniziando a capire paradossalmente qual è il senso della comunità. Sentire e vedere tantissime persone che si affacciano sui loro balconi per darsi sostegno reciproco fa venire un sincero moto di commozione.

Sentire il sostegno verso medici e infermieri e verso tutti i lavoratori che ci consentono di sfamarci e di curarci cambia di molto la prospettiva sulle persone. La nostra generazione è stata l’esito fortunato di una straordinaria esperienza di libertà e democrazia che si è affermata in occidente nel novecento. Ma ne abbiamo smarrito il senso in nome e per conto di una serie di valori in cui la carriera, la posizione, la bramosia, il desiderio di possesso di oggetti materiali fungono da unico volano e in nome di questo niente siamo pronti a tutto.

Abbiamo smarrito anche l’empatia, dato che ognuno di noi ha sperimentato sulla propria pelle gli effetti di una società diseducata alle emozioni negative. Basti pensare alla nostra tipica forma di saluto: “Tutto bene?” che rivolgiamo a chiunque ma da cui non aspettiamo o non vogliamo davvero una risposta o, se accade, non siamo predisposti all’ascolto di una risposta negativa.

Da questa spiacevole ma non drammatica situazione, quello che di buono dovrà rimanere quando ne usciremo è la consapevolezza di poter vivere nel piacere di essere utili gli uni agli altri. Se c’è un vero insegnamento è proprio questo: si può sperare e ricominciare. E c’è dell’altro: l’isola solitaria non è un paradiso perduto, è un inferno. Valgono di più i rapporti umani meglio se si trasformano in sentimenti forti.

Nessuno di noi era preparato a questo evento, però il cambiamento esiste, e quando le cose cambiano, devi saper cambiare anche tu. Si chiama “forza di carattere”, ed è sinonimo d’intelligenza. Sempre.

Ecco, il 2020 non sarà un grande anno, ma potrà essere ricordato con le parole di Irene Vella:

..fu l’anno in cui si capì l’importanza
della salute e degli affetti veri.
L’anno in cui il mondo sembrò fermarsi
e l’economia andare a picco.
Ma la primavera non lo sapeva
e i fiori lasciarono il posto ai frutti…