In quella che una volta fu la piana del Sele, florida area dedita all’allevamento di bufale e alla coltivazione di rucola ed ora dominata da cyborg senzienti, ci sono i resti di questa antica civiltà, laboriosa, dinamica, allegra, spensierata, conservati nella città di Battipaglia.
Correva l’anno 2019 e a seguito del ritrovamento di una bomba di fabbricazione inglese, inesplosa durante i bombardanti del 1943, il governo locale decise di evacuare la città cautelativamente. Vennero abbandonate le case, gli ospedali, le caserme, tagliati i collegamenti ferroviari e autostradali, e mentre i coraggiosi artificieri tentavano di far brillare la bomba migliaia di battipagliesi, complice il bel tempo, caricarono le loro auto di ogni provvista immaginabile e si inoltrarono verso le aree interne del Cilento.
Raggiunsero Ascea, Acciaroli, Sapri, Pisciotta, Lustra, Laureana, Stio, Laurino, Caselle in Pittari, Bellosguardo, Campora, Ceraso, Casaletto Spartano, Giungano, Cannalonga e tantissimi altri centri. Il Battipagliese leggermente impaurito per quanto stesse accadendo in città ma animato da una grande forza morale scorse finalmente in questi paesi il bello, il bello che per tutta la vita gli era stato negato. Il bello delle cose semplici, il bello di un albero fiorito lungo la strada, il bello di un marciapiede non divelto, il bello di poter passeggiare senza che un auto lo travolgesse, il bello di poter mangiare all’aperto senza sentire odori nauseabondi, il bello di non vedere edifici divelti e superfetazioni oscene ovunque, il bello delle cose fatte con amore.
Il bello di sentirsi parte di una comunità. Ecco qui: il battipagliese animato da una grande forza morale decise che era ora che il proprio paese, tanto amato, ed evacuato per un giorno, dovesse essere abbandonato per sempre. Il battipagliese capì che, per il proprio benessere psicofisico, occorreva abbandonare quella piazza antistante il Comune dove è sempre stato difficilissimo camminare, abbandonare quei locali commerciali pieni solo di bar con sale slot, abbandonare quella vita fatta di stress e tensioni e iniziare una nuova di vita.
Vita all’insegna del contatto con la terra, a osservare il vento che spazza i campi coltivati, a concedersi come disse un poeta di Bisaccia al silenzio e alla luce, alla muta lussuria di una rosa. Perché quello che il battipagliese capì era che occorreva togliere il superfluo, dare significato alla propria fragilità ed alla propria dolcezza. Con quella scelta coraggiosa i battipagliesi ridiedero linfa vitale a quei piccoli borghi all’epoca in forteforte spopolamento, perché capirono che c’è un punto in cui tutto si rompe e da lì entra la luce, ed è possibile uscire dalla prigione in cui ti mette ogni desiderio inappagato, la prigione del falso benessere e del conseguente dispiacere.
Ecco, complice i benefici della dieta mediterranea tantissimi di quei battipagliesi sono vivi ed in salute e alcuni di loro oggi hanno ben 160 anni, raccontano la loro avventura ai cyborg senzienti che oggi abitano la Piana. A Battipaglia invece tutto è rimasto com’era. Oggi è una città fantasma, anche se molti sostengono lo fosse anche prima dell’evaquazione. Le insegne dei negozi, l’illuminazione pubblica, le strade con le buche, le chiese, la scuola De Amicis che già era stata evacuata tanti anni prima, i palazzi colorati da architetti folli e quelli mai terminati.
Il negozio di alimentari di De Sio con la tabella pasta Pezzullo consumata già dal 1998; la “Beccheria” con la cella frigorifera, un carretto in piazza della Repubblica per la vendita del ‘per’ e muss’, gli innumerevoli bar, ovunque bar, con al centro il bancone ancora intatto, le bottiglie per lo spritz, la tavola calda con il bancone logoro e vecchie casse di registrazione per gli scontrini fiscali, le agenzie funebri che hanno lasciato sull’uscio del negozio modelli di bare; i parrucchieri con le poltroncine impolverate per le clienti.
Nelle strade sono ancora parcheggiate le auto, oggi d’epoca. Certe Fiat Uno 90, con motore diesel, che contribuivano enormemente all’inquinamento cittadino. Alcune schiacciate dal crollo dei cornicioni. In quello che era il corso o la piazza principale si procede ora in un silenzio surreale. Alle finestre penzolano tende logore, sui balconi resti di vasi abbrutiti dal sole. Tra le macerie si entra nelle case, ambienti per lo più kicth, ma ci sono anche palazzi che oggi si considerano gentilizi, con vecchi televisori al plasma, decoder Sky e Netflix. I cyborg senzienti spesso scorgono parecchi “pezzotti” di queste apparecchiature, perché in quegli anni tutti votavano sì un partito chiamato M5S, vecchio partito dell’onestà travolto in seguito dall’inettitudine, ma nessuno era realmente onesto.
In tutte le abitazioni resta oggi la testimonianza di usi e costumi del passato recente. Molti abiti pendono nei guardaroba: marchi come Zara, Terranova, H&M, Piazza Italia, e tante borse false Louis Vuitton. Nei tinelli, le tipiche cucine in compensato Ikea, gli elettrodomestici e i mobili degli anni ’10. Si scoprono istantanee di una vita interrotta, cartoline a colori e magneti sui frigoriferi che riprendono vita ogni volta che qualcuno entra, tocca, legge, respira. Perché il via vai di cyborg senzienti che vengono a Battipaglia a curiosare è piuttosto rilevante. Perché finalmente anche a Battipaglia, grazie all’assenza degli uomini, la natura ha ripreso il sopravvento, creando qui e là scenari di intensa suggestione. Oggi molti turisti visitano questa città. Oggi, dopo l’abbandono, anche a Battipaglia c’è finalmente qualcosa da vedere.